sabato 11 maggio 2013

Una decisione sofferta

Edmondo Terzoli
già Direttore Dipartimento di Oncologia Medica I.R.E. Roma


Cari amici
ho un idea fissa che vorrei condividere con voi. Siamo sicuri che il termine
palliazione non meriti una revisione alla luce, soprattutto in oncologia, di trattamenti la cui inefficacia è difficile stabilire e con tossicità assolutamente trascurabile.Vorrei dire che il concetto è dinamico, sempre suscettibile di modifiche e aggiornamenti.
A scopo esplicativo vorrei discutere di una esperienza che pur nella sua unicità dovrebbe farci riflettere:
Signora di 54 anni affetta da neoplasia mammaria metastatica: localizzazioni multiple ossee.
Una lesione acetabolare sinistra aveva reso la paziente non autonoma, di contro le condizioni generali erano discrete. Giudicata non più trattabile era stata  indicato un trattamento sintomatico.
Allettata la qualità di vita andava velocemente peggiorando.
Chiamato a consulto da un collega ortopedico molto  noto a Roma, direttore di cattedra, incominciammo a ragionare sulle aspettative di vita della paziente e  su come evitare un rapido deterioramento della qualità di vita. 
Dopo tanto riflettere decidemmo per un intervento di artroprotesi, sembrava una decisione  
" strana".
La paziente si è rimessa in piedi ed ha vissuto per più di tre anni in condizioni discrete.
Senza il nostro azzardo quanto e come avrebbe vissuto?
Non voglio affermare che bisogna sempre spingersi oltre, potremmo cadere nell'accanimento! Tuttavia mi sembra che sia necessario riflettere sullo stato di malattia e prima di decidere è necessario sempre ragionare sul singolo caso e tralasciare il pericoloso atteggiamento del protocollo che giustifica le nostre azioni. Torniamo alla clinica e faremo il bene di chi si affida a noi.    
       

Edmondo Terzoli

Nessun commento:

Posta un commento