venerdì 26 aprile 2013

L'assistenza spirituale nelle cure palliative in un mondo multiculturale





Pietro Quattrocchi  assistente spirituale ANTEA

La presente testimonianza rappresenta una proposta di riflessione e non un programma.
Invito chi legge di sforzarsi a superare, per qualche minuto, le polemiche sui conflitti religiosi o morali cui siamo spesso sottoposti, per accedere ad un più profondo livello di riflessione.

In questo spirito, affido l'inizio di questa riflessione ad uno scrittore e giornalista statunitense, Christofher Hitchens (1949-2011) agnostico e polemista avversario dei dogmatismi e fondamentalismi contemporanei. Nel suo saggio postumo, Mortalità (Piemme 2012) egli colpito dal cancro riferisce la reazione di un credente: "Non capite che il cancro terminale alla gola di C.Hitchens è la vendetta di Dio contro di lui perché ha usato la sua voce per bestemmiarlo? Gli atei  tendono ad ignorare i fatti....Continuate pure a crederlo, atei. Lui si torcerà dal dolore, si consumerà e morirà di una morte orribile e ci sarà da ridere quando brucerà all'inferno per sempre," E commenta con una riflessione di ben altra natura: "Ci sono vari passi delle sacre scritture e del pensiero religioso che hanno trasformato questo piacere maligno in una diffusa convinzione. Ben prima che la cosa mi riguardasse personalmente, avevo già chiare le obiezioni. Primo, quale insignificante primate è così dannatamente sicuro di poter conoscere la mente di Dio? Secondo l'anonimo autore di quelle parole è disposto a far leggere le sue opinioni ai mie figli innocenti, che hanno i loro problemi e a Dio stesso? Terzo, perché non un fulmine scagliato sul sottoscritto, o qualcosa di altrettanto sbalorditivo? Quarto perché propio il cancro? Se ritieni che Dio dispensi tumori adeguati, devi anche spiegarmi perché tanti bambini contraggono la leucemia...Queste punizioni divine appaiono dunque terribilmente aleatorie." La citazione raffigura, nella mia visione, la difficile  situazione in cui ci si trova quando si vuole attribuire ad un potere religioso oscuro e trascendente tutto quello che, invece, dipende dalla fragile natura dell'uomo e può essere indagato scientificamente.

A questo punto emerge la tipicità della spiritualità, nel momento in cui lo scrittore ripropone un punto di vista diverso sul proprio essere malato. "La cosa interessante - egli afferma - quando sei gravemente malato  è che passi gran parte del tempo preparandoti a morire con un pizzico di stoicismo (e prendendo provvedimenti per i tuoi cari), pur essendo al contempo profondamente coinvolto nel tentativo di cavartela. E' un modo di vivere alquanto bizzarro che ti costringe a barcamenarti ancor più del solito tra due diversi stati d'animo."  Pur con la debita distanza critica, mi pare di poter affermare che Hitchens abbia disegnato sinteticamente lo spazio vero della spiritualità che consiste nel farsi carico della propria fine e nel vivere per scoprire il senso della propria esistenza, proprio quando tutte le potenzialità individuali stanno per esaurirsi.

La stessa Cicely Saunders, aveva pensato, quasi misticamente, il suo progetto dell'accoglienza in Hospice come opportunità per "aiutare ciascuno a trovare la propria strada". Riconoscendo in questo modo che il contesto stesso delle cure palliative tende alla valorizzazione spirituale dell'individuo che affronta l'ultima fase della propria vita. L'aiuto e la guida spirituale deve essere disponibile per chiunque la richieda, distinguendo la risposta religiosa dall'accudimento ai bisogni di aiuto/assistenza spirituale. La spiritualità viene allora presentata come una caratteristica della sfera dei vissuti di una persona e non una teoria.
Potremmo azzardare l'idea che la spiritualità andrebbe piuttosto interpretata come esperienza, luogo e spazio che fonda la stessa teoria. Analogamente a quanto  accade con la cultura, che rimane il fiume sotterraneo che sgorga in modalità e stili diversi nella filosofia, nella religione, o nella poesia dando agli esseri umani la possibilità di addomesticare la paura e la morte; ispirandoci parole di consolazione quando le perdite legate alla mortalità incombono inesorabilmente non come castigo ma come l'unico compimento possibile per ogni essere umano vivente, limitato nel tempo.
Potremmo azzardare l'idea che la spiritualità andrebbe piuttosto interpretata come esperienza, luogo e spazio che fonda la stessa teoria. Analogamente a quanto  accade con la cultura, che rimane il fiume sotterraneo che sgorga in modalità e stili diversi nella filosofia, nella religione, o nella poesia dando agli esseri umani la possibilità di addomesticare la paura e la morte; ispirandoci parole di consolazione quando le perdite legate alla mortalità incombono inesorabilmente non come castigo ma come l'unico compimento possibile per ogni essere umano vivente, limitato nel tempo.



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