domenica 19 maggio 2013

......speriamo bene!


Questa lettera è destinanata a chi crede in una medicina più umana e meno legata al profitto.

Dopo anni dall'introduzione delle cure palliative nel territorio nazionale è giunto il momento di chiederci perché il livello della discussione è così basso.

Chi parteciperà al congresso SICP regionale del 16 maggio?
Con molta probabilità i "soliti attori" che per dirla in gergo "se la cantano e se la sonano".
A chi parlerete oltre che a Voi stessi?

Forse a qualche iniziato, o ad appartenente all'armata Brancaleone, di cui io stesso faccio parte, in  annoiata ricerca di punteggio ECM.
Work in progress, un cantiere sempre aperto. Mi ricorda la Salerno Reggio Calabria il motto della SICP. Portiamoli a termine i cantieri! Per aprirne altri.
Le associazioni di cure palliative dovrebbero essere luce non nebbia.
Sul la brochure è scritto: "evento realizzato con il contributo non condizionante di..........(vengono riportati nomi di aziende farmaceutiche)
Da non credere!! Comico se non fosse drammatico.
L'era della sanità "vacca da mungere" è  FI-NI-TA.
Se non ne avete preso coscienza lo capirete a breve.

Vergognamoci!
Denunciamo  le carenze dei nostri hospice! Che funzionano solo per l'impegno degli operatori tutti.
Si abbia il coraggio di ammettere che la gente ringrazia perché messi a paragone con il nulla.
La palliazione è stata bussines per "clinicari" senza scrupoli (con i dovuti distinguo).
Sdegno dovrebbe suscitare l'iter di questi signori: maternità > aborti > RSA > malati terminali!!
I soldi in gioco sono di tutti noi; la  posta non è mai stata la loro.
I quattro danari per convegni autoreferenziali spendiamoli meglio, ma certo  non è questo il problema.

Parliamo di sanità privata! Della quasi totalità di assenza del pubblico. Del volontariato "sbandierato" ma in realtà mortificato ed illuso nella gran parte dei casi.
Non disinteressiamoci del vissuto degli operatori.
Prendiamo il coraggio di schierarci e denunciare la verità.
Non perpetriamo l'autoinganno.

A chi, poco illuminato, avrà da  obbiettare che le società scientifiche non sono organizzazioni sindacali faccio notare che l'operare umano è unico e non si può scindere la professionalità e la conoscienza dal diritto del "lavoratore" ad essere tutelato.

Basta con IK, VAS, NSR, TIQ, scale, scale a tre gradini, rilevazioni,  misurazioni inutili e quant'altro  che tolgono tempo all'atto assistenziale. Il nostro mestiere sembra essere quello di sottoporre questionari (spesso anche inopportuni).
La Scienza quella con la esse maiuscola è altra cosa.
Un appunto che faccio è la mancanza di fantasia, è possibile che non si possa vivere scopiazzando da oltre oceano?

Incominciamo a rivalutare il ruolo della palliazione non più considerandola come un arto staccato dalla medicina ma come parte integrante di essa.
Pensiamo alla palliazione come modo di essere che sia di tutti dal chirurgo al radiologo e di chiunque faccia medicina.
Questo era il nostro mandato, che per l'evolvere del conoscere medico è andato perso.
Non ci sono  responsabilità se oggi i medici sono tecnici (era un processo inevitabile); le responsabilità ci saranno qualora non prendessimo coscienza dei mutamenti e non riuscissimo ad apportare il necessario cambiamento.

In ambito di palliazione dobbiamo approntare programmi che coinvolgano l'intero sistema sanitario nazionale.
Sul territorio sono operanti strutture che di diritto dovrebbero partecipare all'assistenza dei malati inguaribili e che di fatto nessuno ha interesse a coinvolgere.
La mia speranza è quella che intervenga un qualcuno o un qualcosa che cambi radicalmente il sistema, che oggi è basato sugli interessi dei singoli a scapito del bene comune.

Le rivoluzioni possono avvenire anche in modo non traumatico ed in ogni piccolo ambito, però bisogna desiderarle!

Non si sentano offese le persone, singolarmente nessuno è responsabile più di  altri ne di me.

                                                     Leonardo Terzoli

P.S. Che senso ha preparare gli operatori se agli stessi non è garantita sicurezza.
      Ho visto molti colleghi "cacciati" per un nulla.
      Non si può pretendere un atto assistenziale di qualità senza   serenità e
      certezza.

                                                 

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