mercoledì 1 maggio 2013

Comunicare male è come la grandine: distrugge il raccolto


 
Leonardo Terzoli


  

L'assistenza a favore del malato deve essere sostenuta da conoscenza ed esperienza, ma anche dal rispetto dei canoni estetici ed etici. Estetica intesa come


relazione mediata dai sensi, alla "ricerca del bello" (aisthesis).
Mi chiedo, quante volte il fare medico è indebolito da un approccio esteticamente carente?
La relazione è rafforzata quando si riducono le distanze fisiche e mentali.
I movimenti del corpo implicano significazione; la mimica, lo sguardo, il sorriso ed i gesti comunicano e quando discordano dalle parole si riduce il valore di ciò che si sta comunicando.
Un esempio: parlare non volgendo lo sguardo all'interlocutore e/o compiendo altre azioni (ininfluenti le differenze culturali). 
La prossemica ha relazione con l'organizzazione dello spazio e l'uso di questo nei confronti degli altri.
Il territorio in cui normalmente agiamo è quello domestico e la distanza spaziale è indicatrice della distanza comunicativa tra gli attori. La zona intima e quella personale sono spesso valicate nel rapporto curante paziente. Mantenersi a distanza (zona sociale) e non superare il confine della bolla spaziale personale ci mette  in un piano di superiorità che incide in modo negativo sul rapporto umano-assistenziale.
L'aptica che riguarda il contatto corporeo con gli altri è un atto comunicativo primario, la persona che tocca è ritenuta cordiale, simpatica e disponibile.
Nella attività di assistenza toccare difficilmente crea reazioni negative.
Poche righe per ragionare sulla qualità della relazione malato-famiglia-curanti. Ricordo le parole di una donna a cui avevo assistito il padre: "papà ha sofferto più del rapporto con l'oncologo che della malattia".
Parole pesanti, conosco quel collega, non credo perseguisse quel risultato, ma certo non è interessato ad un atteggiamento eticamente ed esteticamente corretto.
Un medico non deve essere necessariamente più buono, ma se vuole essere Medico e non tecnico non può non tenere conto del suo "modo di fare".
Le parole poi fanno parte del nostro corredo professionale, non dobbiamo avere paura di usarle, Martin Winckler dice che di esse è fatto il nostro mestiere.

 Riferimenti bibliografici:
 Luigi Anolli Psicologia della comunicazione
 Wittgenstein: Conferenza sull'etica.
 Alexander Gottlieb Baumgarten: Aesthetica.

 Non trasformiamola così



                                                                                         




  

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